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Jörg Bundschuh • Produttore, Kick Film

Il discreto fascino della condizione umana

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Festeggia quest'anno il suo 30 ° compleanno, ma la casa di produzione di Monaco Kick Film è rimasta sempre fedele al suo desiderio di "conservare la curiosità sulla realtà delle nostre vite e presentare questa realtà in tutti i suoi aspetti più insospettabili", come ricorda il fondatore, Jörg Bundschuh.

In questi 30 anni, Kick Films ha realizzato circa 200 film e si è fatta un nome grazie ai suoi ritratti documentari. Un'altra colonna portante è il documentario epico, genere che spazia dal docu-dramma alle commedie-reality fino a temi storici, studi e osservatori.

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La compagnia ha realizzato inoltre alcuni lungometraggi di fiction, diretti da Bundschuh stesso (come Bavaria Blue) o da altri. L'ultimo film in inglese di Kick Film è Escape from Tibet di Maria Blumencron, le cui riprese si sono concluse in uno studio bavarese a dicembre.

Escape from Tibet narra la storia di Johanna (Hannah Herzsprung), giovane studentessa tedesca di medicina che si confronta con il destino dei bambini rifugiati tibetani durante un viaggio sull'Himalaya. Dopo aver incontrato l'attivista Meto, la donna decide di aiutare i rifugiati a fuggire clandestinamente in India, attraverso vette da 6.000 metri, e verso la libertà. La polizia cinese scopre però il luogo dove i clandestini si nascondono e Johanna si trova a vivere un'avventura che cambierà la sua vita.

Bundschuh ha lavorato al progetto con Markus Fischer della Snakefilm di Zurigo, già partner produttivo del thriller Night On Fire e del documentario Memory Books .

"Per le scene con la neve abbiamo trovato delle location in Svizzera simili all'Himalaya dopo aver girato la maggior parte del film nel Ladakh/India del Nord (per il Tibet)", spiega Bundschuh. "C'è una grande comunità tibetana in Svizzera dove abbiamo trovato anche i personaggi secondari", aggiunge. "Gli interni invece sono stati girati in uno studio fuori Monaco, a dicembre".

Le vendite internazionali saranno affidate a TELEPOOL, la distribuzione tedesca di sala a Prokino e quella svizzera a Filmcoopi.

Bundschuh sottilinea di voler "continuare a muoversi fra documentari e lungometraggi" in futuro, ma di essere aperto ad un coinvolgimento sempre maggiore nei lungometraggi futuri.

Bundschuh si muove senza sforzo tra i ruoli di produttore e regista, e alcuni dei suoi progetti più recenti dietro la macchina da presa sono documentari musicali su John Lee Hooker, JJ Cale e Klaus Voormann. Racconta come vede le sue funzioni di produttore: "Non sono solo uno che sta lì a raccogliere denaro, mi piace essere coinvolto sul lato creativo. Nella maggior parte dei casi, sviluppiamo i nostri progetti e successivamente discuto col regista la sua vision. Trovo questo genere di dialogo molto divertente: ogni film diventa una specie di figlio".

"Ogni regista è diverso - a volte i rapporti sono stretti, altre meno - e con alcuni filmmaker ho lavorato a molti film, come Georg Stefan Troller per 15 progetti. Ma ci sono stati anche tanti giovani registi all'opera prima o seconda".

"Il tema di un film è sempre la cosa più importante per me", dice Bundschuh. "Il soggetto mi travolge talmente tanto che poi voglio vedere come viene realizzata l'idea".

"Mi ha sempre affascinato l'idea di lavorare in questa industria perché ti permette di vivere vite diverse in una sola", conclude. "E può essere un'esperienza così intensa da immergerti in realtà esterne e farti vedere l'intero panorama della vita umana".

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