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Claire Simon

‘La mia amica Mimi’

di 

- Presentato il documentario della francese Claire Simon: “Mimi mi raccontava la sua vita, io l’ho tradotta in immagini”

Inaugurazione del Festival di Berlino, ed inaugurazione anche del Forum New Cinema, trentennale sezione parallela da sempre importante fucina di nuovi talenti. Ad aprire l'edizione di quest'anno è Mimi [+leggi anche:
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scheda film
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diretto dalla quarantottenne regista francese Claire Simon, autrice di diversi corti e già conosciuta per Sinon oui, e Ça c'est vraiment toi. Mimi è un documentario su una donna qualsiasi, Mimi Chiola, con tanti ricordi e una vita normale, proprietaria di un ristorante a Nizza, con una casa in campagna nella quale cura un bel giardino. Una persona uguale a tante altre, e che come tante altre, tutte, ha un mondo di racconti, sensibilità ed esperienze affascinanti.

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Come è nato l'incontro con la protagonista, Mimi Chiola?
"Conosco Mimì da molti anni e mentre mi raccontava le sue storie d'infanzia, mi dava l'impressione di avere un proprio film nella testa. È stato questo a darmi la voglia di mettermi al lavoro. È stato molto importante per me decidere di non fare un film di fiction perché non amo fare film in cui si ricostruiscono situazioni o periodi. Ho cercato invece, partendo dal documentario, di costruire una immagine che fosse un modo contemporaneo di fare fiction"

Cosa intende per un nuovo modo di fare fiction?
"Un esempio, l'abito che lei indossa: sempre la stessa maglietta. Il documentario è sempre costruito oggettivamente, per ribadire ciò le ho fatto indossare un costume. Questo mi ha permesso di mettere in scena un'altra temporalità del racconto. Non volevo che si vedesse il tempo che passava, non volevo fingere un falso realismo, volevo che si vedesse solo una persona che recita il racconto della propria vita"

Aveva una sceneggiatura dalla quale partire?
"Tutto il film è stato interamente improvvisato. Andavamo in un luogo. IO iniziavo a filmare aspettando che la protagonista mi raccontasse un suo ricordo. Il racconto inizia con la morte del padre, durante la sua infanzia, ma volevo che ogni luogo contenesse diversi periodi della sua vita, che ogni scena comprendesse diversi ricordi. Questo è il terzo film che ho girato a Nizza, e mi sono mossa come se fossi andata a cercare le location per un nuovo film. I luoghi sono quelli nei quali mi sarebbe piaciuto girare. Alcuni sono i posti della infanzia di Mimi, altri lei non li conosceva nemmeno. Mi è piaciuto molto girare in esterni, con i suoni della città che irrompevano con violenza. Volevo che fosse chiara questa relazione tra il racconto e il reale, tra la memoria e i luoghi nei quali ci trovavamo."

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