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René Wolf • Distributore, EYE Film Institute Netherlands

"Anche il pubblico d’essai preferisce film leggeri"

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René Wolf è il Responsabile delle Acquisizioni all’EYE Film Institute Netherlands, già Filmmuseum (la cineteca olandese).

Cineuropa: Come descriverebbe il posizionamento di EYE come distributore nei Paesi Bassi?
René Wolf: Eye Film Institute è sia un archivio che un esercente ed un distributore. Abbiamo una collezione di 35.000 titoli dagli esordi del cinema ad oggi. La distribuzione è uno strumento importante per dare a questa collezione un suo volto. Poiché nel nostro paese non c’è il deposito legale, ad eccezione dei titoli olandesi realizzati col supporto di stato, dipendiamo da quanto ci viene dato da distributori e produttori. La conservazione, il restauro, l’acquisizione e la distribuzione ci consentono di sviluppare la collezione in modo da distinguerla rispetto agli archivi stranieri. Con l’acquisto dei classici riempiamo dei vuoti o rafforziamo punti già forti.

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E con i film nuovi facciamo più o meno lo stesso: acquisiamo titoli di registi importanti ma cerchiamo anche di scoprire nuovi talenti. La nostra posizione è per lo più complementare: molto di quanto distribuiamo, il 75-80%, non avrebbe opportunità di sala senza il nostro supporto. Non vogliamo competere con altri distributori, se vogliono far uscire un film, possiamo spostare la nostra attenzione su un’altra pellicola che altrimenti non arriverebbe nei cinema.

Cos’è cambiato con l’ingresso di Filmmuseum nell’EYE Film Institute?
Non molto. Continuiamo a fare quello che facevamo prima, ma il campo si è allargato anche ai film sperimentali olandesi dopo la fusione con Filmbank. Cerchiamo di legare ai lungometraggi più corti sperimentali. La fusione col NIF (Istituto per la Formazione Cinematografica) potrebbe aiutarci a creare il contesto per la distribuzione attraverso materiale informativo, seminari etc. E potremmo anche espanderci verso il cinema per ragazzi.

Cosa caratterizza un titolo EYE?
È un film diretto da un vero “autore”. Lo spettatore dovrebbe essere in grado di esperire la ragione per la quale il regista ha scelto il cinema come mezzo di espressione, e un film deve essere interessante sia nella forma che nel contenuto. Preferiamo distribuire titoli che mostrino che il regista sta esplorando nuove strade.

Che tipo di film funziona meglio col pubblico olandese?
Mi dispiace dire che anche il pubblico d’essai preferisce sempre di più film leggeri e non accetta le sfide. Premi festivalieri, buone recensioni, star famose (che sono però di rado nei film che distribuiamo) sono importanti, ma non garantiscono il successo. Nel marketing cerchiamo quindi di trovare in ogni titolo qualcosa che possa attrarre il pubblico, cerchiamo di dare visibilità coinvolgendo degli opinion maker da subito per far diffondere poi il passaparola. E cerchiamo spesso di dare ad un titolo individuale un contesto che lo aiuti ad ottenere più attenzione, sia in combinazione con altre opere del regista, sia con del materiale d’archivio. Oppure cerchiamo di avere un testimonial noto a cui il film piaccia, e lo introduca o tenga seminari.

In termini di distribuzione di film d’essai, qual è la posizione dei Paesi Bassi in confronto all’Europa?
Gli olandesi non sono cinefili, e non c’è la voglia di scoprire cose nuove: per questo è difficile distribuire film d’essai. Ma sono sensibili alla pubblicità: se qualcosa ha successo ne otterrà ancora di più, com’è stato per i nostri L’Arca Russa [+leggi anche:
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e La Meglio Gioventù [+leggi anche:
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. Il passaparola è importante. Abbiamo però infrastrutture eccezionali per i film d’essai, e questo dà loro una vita più lunga che in altri paesi dove un circuito alternativo non esiste.

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