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Patxi Amézcua • Regista

25 kilates

di 

Grazie alla sua opera prima, l'inquietante e sordido 25 kilates [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Patxi Amézcua
scheda film
]
, il navarrese Patxi Amezcua è entrato di diritto nella rosa dei più promettenti registi europei di suspense, come hanno riconosciuto Variety ed EFP nell'includere il suo film nella sezione Variety Critics' Choice del Festival di Karlovy Vary. Un esordio che finora è riuscito a convincere la critica e i festival (presentato nella sezione Zonazine del Festival di Malaga, ha vinto i premi del miglior film, miglior attore e migliore attrice). Due mesi dopo l'uscita del film in Spagna, Amezcua ha in cantiere una serie di nuovi progetti, alcuni come regista e altri come sceneggiatore (tra cui Bruc, le cui riprese cominceranno a breve).

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Cineuropa: La prima cosa che colpisce del suo film 25 kilates è il montaggio febbrile e dinamico, inconsueto per il cinema spagnolo.
Patxi Amézcua: Volevo girare un film che avesse ritmo. Volevo essere aggressivo nelle riprese e nel montaggio, girare molte scene per poter fare un film dinamico. A volte andava bene già la seconda o la terza e si andava avanti; anche se non era perfetta, sapevamo che c'era qualcosa di buono e preferivamo riprenderla da un'altra angolazione, di modo da avere più opzioni al momento del montaggio. Questo ci ha costretti a lavorare contro il tempo, e mi è piaciuto: un po' di adrenalina e di tensione ci vogliono quando si gira.

Come è nata l'idea del film?
Amo l'associazione di idee. Avevo sentito parlare di una specie di picchiatore locale, di un riscossore di debiti che utilizzava metodi rudi per convincere chi gli doveva del denaro a pagarlo. Mi sembrava un personaggio interessante. Poi ho sentito di qualcuno che rubava macchine bucando le ruote: così, quando il guidatore scendeva dall'auto per controllare le gomme, gliela rubava. Erano due personaggi che potevano fare gioco, e a partire da questo ho cominciato a costruire la trama.

È stato facile mettere in piedi un film di genere, nella fattispecie un thriller?
In Spagna è difficile mettere in piedi qualsiasi progetto, anche la commedia che promette di sbancare al botteghino. I produttori finanziano i film con l'aiuto di una televisione e del ministero della Cultura. Se non hai alle spalle una televisione, o non fai film o ne fai uno molto modesto. Siamo stati fortunati perché TVE si è unita a noi fin dal primo momento: hanno letto il progetto e hanno detto che avrebbero accettato. Dopo è arrivato l'ICAA e, dato che il budget non era ancora sufficiente, siamo ricorsi a una comunità locale e abbiamo cercato una coproduzione con la Catalogna (TVC): si sono unite Ovideo e TV3. Così siamo riusciti a montare il budget, che non era proprio l'ideale (ci sarebbero serviti un po' più soldi) ma era buono. L'ideale sarebbe stato girare una settimana in più per avere più respiro. Abbiamo girato sei settimane di cinque giorni: il giusto. E ci mancavano i mezzi: una camera car, qualche gru... Però credo che queste carenze abbiano dato al film uno stile più indipendente e coraggioso. Il budget totale è di un milione e mezzo di euro, di cui 300.000 euro sono per le copie e la promozione.

Lei è originario della Navarra e vive a Madrid. Perché ha scelto di girare a Barcellona?
Per questioni di produzione. Ma la storia avrebbe funzionato in qualsiasi città. Io l'avevo ambientata a Madrid, volevo girare nel mattatoio di Legazpi o alla stazione Príncipe Pío, ma la coproduzione ci ha obbligati a girare a Barcellona e con il 25 % dei dialoghi in catalano. Questo miscuglio di lingue è normale in Catalogna, credo che funzioni nel film e che sia perfettamente integrato. Questo ci ha obbligati a lavorare anche con attori catalani. Certo, l'amministrazione ha pensato bene ai benefici di un progetto del genere per la Catalogna, poiché per i 500.000 euro investiti, la regione ne ha guadagnati almeno il doppio: le riprese, le diarie, il catering, gli attori, la troupe... È un investimento che conviene alla Catalogna. Spendono del denaro ma sono ricompensati dal fatto che il cinema va nella loro regione. Se Madrid avesse speso questi soldi, ne avrebbero tratto beneficio tutti.

Quali sono le sue aspettative in vista della presentazione internazionale di 25 kilates al Festival di Karlovy Vary?
Sono orgoglioso che abbiano selezionato il mio film come rappresentante della Spagna in questa sezione. E' un onore stare tra le dieci produzioni europee selezionate dalla rivista Variety, sia per la visibilità che dà a coloro che hanno partecipato alla sua realizzazione che per la qualità propria della pellicola.

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