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INDUSTRIA / MERCATO MIA 2020

Al webinar di MIA, il futuro dipende anche dalle grandi piattaforme

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- In un webinar organizzato dal MIA Market di Roma, alcuni produttori europei si sono confrontati sulle possibili modalità per far ripartire il settore

Al webinar di MIA, il futuro dipende anche dalle grandi piattaforme
(sx-dx) Alvaro Longoria, Alexandra Lebret, Giannandrea Pecorelli, Marta Donzelli, Carole Scotta e Jonas Dornbach

Back to the Future: Dopo il lockdown quali scenari per la produzione audiovisiva? è il titolo del webinar che si è svolto giovedì 14 maggio, organizzato dal MIA Market di Roma (14 -8 ottobre 2020) in collaborazione con EAVE e EPC, e che ha visto alcuni produttori europei confrontarsi sulle possibili modalità per far ripartire il settore, coordinati dal giornalista Nick Vivarelli.

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Spera di poter tornare a girare a luglio Giannandrea Pecorelli, che con la sua Aurora TV produce la serie tv RAI Il Paradiso delle signore, uno dei tanti set bloccati dall’emergenza sanitaria in Italia: “Dal 6 marzo cerchiamo un modo per uscire da questa situazione, rispettando le guidelines di distanza sociale e sicurezza personale del governo. Abbiamo un protocollo per la produzione molto dettagliato da usare sul set, off set, e on location, che include anche un Covid-19 supervisor, e con i sindacati ci siamo accordati su specifici protocolli per ogni dipartimento" racconta Pecorelli. "Il problema resta per gli attori, che devono indossare la mascherina se si trovano a meno di un metro di distanza l’uno dall’altro, e per la questione dell’assicurazione, poiché i broadcasters come la RAI vorrebbero lasciare la responsabilità ai produttori".

Marta Donzelli, produttrice italiana di Vivo Film, propone un modello in cui i rischi siano condivisi da tutti i players, non solo dai produttori, ma anche dai broadcasters e i fondi finanziari, “nel caso peggiore, in cui non si riesce a portare a termine la produzione, dovremmo poter contare sul fatto di non perdere tutti i soldi”.

In Germania alcuni set sono ripartiti, dice Jonas Dornbach di Komplizen Film: “Sono quelli sostenuti dalle piattaforme o dai broadcasters, che hanno le loro assicurazioni, o che comunque si assumono il rischio. I produttori indipendenti invece sono fermi, anche se c’è chi pensa a riprendere senza assicurazione”.

Circa l’eventualità di sostenere in qualche modo le assicurazioni, proprio come alcuni Paesi fecero all’indomani dell’11 settembre, Alvaro Longoria presidente di European Producers Club e produttore con Morena Films, spiega che ci sono due idee al momento. Una è quella di creare un fondo che "assicuri le assicurazioni", l’altra è "prendere il posto" delle assicurazioni, sempre attraverso la costituzione di fondi, come stanno facendo alcuni paesi, Francia e Germania ad esempio: "L’assicurazione non si fa e se accade qualcosa, ci sarebbero questi fondi a cui attingere”.

Il governo italiano ha appena approvato un pacchetto di misure anche a supporto dell’industria dell’audiovisivo: “Mi auguro che non portino alla cancellazione, per compensazione, dei fondi automatici e selettivi per cui abbiamo combattuto per anni e che rendono il nostro sistema europeo così bilanciato”, dice Marta Donzelli, ricordando anche l’aumento del tax credit dal 30 al 40%, a rafforzo delle maggiori spese che comporterà l’osservazione dei protocolli.

Un contributo all’economia europea potrebbe e dovrebbe arrivare dai global streamers, suggerisce Carole Scotta di Haut et Court, che  definisce le piattaforme “i grandi vincitori della crisi, che dovrebbero pagare le tasse nei Paesi europei in cui operano e investire anche direttamente nelle loro economie, non solo con la produzione locale, cosa che facevano già prima della crisi”.

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