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LONDRA 2017

The Cured: dare agli zombie una seconda possibilità

di 

- David Freyne ha scritto e diretto il suo primo lungometraggio riguardo un virus zombie che infetta l’Irlanda

The Cured: dare agli zombie una seconda possibilità

Nuova vita viene infusa nel film d’esordio sugli zombie dello scrittore-regista David Freyne, The Cured [+leggi anche:
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, che partecipa al 61esimo BFI London Film Festival nella categoria Cult. Senan (Sam Keeyley) e Connor (Tom Vaughan-Lawlor) sono le vittime da poco guarite e rimesse in libertà del Virus Maze, che trasforma le persone infette in violenti carnefici. Per quanto guariti possano essere, hanno ancora in mente i loro giorni da zombie e devono lottare per reintegrarsi in una società indifferente. Senan resta con la cognata Abigail (Ellen Page) e il figlio di lei, mentre Connor viene mandato in una casa di accoglienza blindata. Subito, veniamo catapultati nell’ambiente ostile in cui i due vengono rilasciati: ufficiali violenti, una spietata popolazione civile che tratta coloro che sono guariti peggio dei cittadini di seconda classe e il dolore di dover convivere con ciò che hanno commesso. Presto le tensioni tra i guariti e le autorità scoppiano in una rivolta e gli zombie sono ancora una volta in libertà.

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Gli appassionati di film sugli zombie rimarranno sorpresi dall’interpretazione emozionante e delicata: tutti e tre gli attori sono straordinari nel comunicare il trauma psicologicamente paralizzante che i personaggi vivono. Un trauma profondo traspare dal viso provato di Senan e flashback da incubo della sua esistenza da zombie ci fanno letteralmente balzare dalla sedia. Vaughan-Lawlor nel ruolo di Connor mostra una minaccia più riservata e raccapricciante, una crescente amarezza per il maltrattamento che sopporta. Abigail, interpretata con sottile durezza da Ellen Page (che è anche produttore esecutivo), ostenta una modesta elasticità e determinazione nell’andare avanti insieme al figlio, nonostante tutto. Insieme, i tre personaggi creano un triangolo di dolore, ognuno nel tentativo di rimettere insieme i pezzi della propria vita.

Un’atmosfera di perpetuo timore pervade il film, reso ancora più tetro dalle inquadrature di corridoi sudici e angusti in interni fatiscenti, e la fotografia offre una tavolozza di colori cupi – anche quando Senan, Abigail e suo figlio Gillian fanno una gita sulle colline circostanti, il paesaggio e il cielo appaiono pallidi e spogli. Affrontando la tematica dell’autoindulgenza, il suo sfrontato tormento ti fa desiderare di fare una breve pausa dal film. Un sollievo è tuttavia offerto dai compositori Rory Friers e Niall Kennedy, la cui colonna sonora malinconica trasporta lo spettatore fuori dal film.

Freyne sta ancora cercando un equilibrio tra dramma e horror. Rimanendo fedele al genere del film sugli zombie, i morti viventi prendono di nuovo il controllo. Vagano per le strade, facendo venire in mente scene di altri film come 28 giorni dopo e, ovviamente, la trilogia Living Dead di George Romero. Ed è proprio l’uso di quest’ultimo del genere horror come allegoria politica che Freyne cerca chiaramente di emulare. I guariti discriminati possono rappresentare gli immigrati, o le minoranze religiose o razziali – tutti i gruppi che si trovano ad affrontare la vittimizzazione in Europa. Le sue ambizioni distopiche affondano le loro radici in altri film come I figli degli uomini (2006) e District 9 (2009). Tuttavia, questo diventa parte del problema del film, in quanto alla fine ci si ritrova a riflettere di più sulle sue citazioni che su quello che succede sullo schermo. 

Alla fine, però, Freyne riesce nel suo obiettivo, anche se il film non nasconde i suoi riferimenti e il suo messaggio. Il fatto che questo rispetti alla lettera le convenzioni del genere, con zombie affamati che si aggirano per le strade in cerca di vittime, compensa la pesantezza della trama. 

The Cured è stato prodotto da Bac Films e Tilted Pictures, in collaborazione con Savage Productions, ed è attualmente in cerca di distributori britannici. 

La nostra copertura per il 61° BFI London Film Festival è gestita in collaborazione con lo UK National Film and Television School's MA in Cinema, Organizzazione e Gestione.

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(Tradotto dall'inglese da Giulia Gugliotta)

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