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BERLINALE 2017 Fuori concorso

Final Portrait: diciotto giorni in posa per Giacometti

di 

- BERLINO 2017: Il quinto film da regista di Stanley Tucci racconta la personalità e l'arte di Alberto Giacometti

Final Portrait: diciotto giorni in posa per Giacometti
Geoffrey Rush in Final Portrait

Il quinto film da regista dell'attore americano Stanley Tucci, Final Portrait [+leggi anche:
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, esplora l'arte e - più che altro - la personalità dell'artista svizzero Alberto Giacometti, concentrandosi sul suo rapporto e lavoro con lo scrittore americano James Lord durante 18 giorni nel 1964. Tratto dal libro di Lord A Giacometti Portrait, il film è stato presentato in anteprima mondiale fuori concorso alla Berlinale.

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Giacometti (Geoffrey Rush) vive a Parigi e lavora come artista famoso i cui disegni e sculture vendono tantissimo. Lord (Armie Hammer) è un ricco amante dell'arte sulla quarantina e ha fatto amicizia con Giacometti durante una delle sue frequenti visite all'epicentro dell'arte mondiale del tempo. Vi fa ritorno spesso, e a un certo punto Giacometti gli chiede di posare per lui. Sebbene Lord stia per tornare a New York, l'artista lo convince che non ci vorrà molto, un paio di giorni al massimo. Ma il lavoro dura 18 sessioni, e la gag continua di tutto il film è l'affermazione di Giacometti che un ritratto non può mai essere davvero finito.

Lord si ritrova in un ambiente caotico, con Giacometti che vive in una casa sgangherata che comprende il suo studio - o meglio, c'è una camera con un letto al piano superiore sopra lo studio. La condivide raramente con la moglie Annette (Sylvie Testud), che tollera il suo rapporto pubblico la sua musa, la prostituta Caroline (Clémence Poésy). Il fratello di Alberto, Diego (Tony Shalhoub), scultore, è il suo braccio destro, e si occupa di questioni pratiche che includono agenti e gallerie, da cui ricava grosse mazzette di denaro che l'artista accumula in un angolo. "Mai fidarsi delle banche", dice a Lord, che replica: "Ma tu sei svizzero!"

La somiglianza fisica di Rush a Giacometti significava che era l'unico che poteva interpretare il ruolo (come dice Tucci nei materiali di stampa), e la sua interpretazione è una lezione su come dar vita a un artista eccentrico. Intollerabile e infinitamente affascinante, divertente e incline ad accessi di rabbia, si contrappone al Lord di Hammer, il cui ruolo principale per la maggior parte del film è quello di sedere immobile - e lo fa con eleganza e creatività. È qui che Tucci trova il giusto equilibrio del film.

Ma l'equilibrio non basta, poiché i maggiori riconoscimenti devono andare allo scenografo James Merifield, che è riuscito a rendere la casa in cui la maggior parte della pellicola si svolge non solo abbastanza interessante da non annoiarci (non diversamente da Lord), ma un vero personaggio, utilizzando fondamentalmente solo una varietà di grigi. I rari esterni rappresentano Parigi, in un modo un po' banale, con caffè stereotipati e strade di ciottoli, il tutto condito con una colonna sonora jazz generica. Final Portrait lascia lo spettatore con la sensazione che lui o lei potrebbero anche averlo visto in TV. E per un film su un grande pittore e scultore, non è una raccomandazione.

Final Portrait è co-prodotto dalle britanniche Potboiler Productions e Riverstone Pictures, e dalla francese Arsam International. HanWay Films ha i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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