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FILM / RECENSIONI Francia

Recensione: Borgo

di 

- Con la sua perfetta miscela di film carcerario, thriller poliziesco, ritratto di una donna e immersione nella società corsa, Stéphane Demoustier firma un ottimo lungometraggio

Recensione: Borgo
Hafsia Herzi e Louis Memmi in Borgo

"Qui sono i detenuti che controllano i secondini e non il contrario". Nel blocco 2 del carcere di Borgo, in Corsica, si respira un'atmosfera molto particolare. Regime aperto (le porte delle celle vengono lasciate aperte dalle 7 alle 19) in cambio di buona condotta, detenuti appartenenti a clan che non amano troppo gli altri, "niente neri né arabi", celle da quattro a sei detenuti, tranne i capi che hanno le loro stanze "con vista mare": "si organizzano come meglio credono", "non siamo più in Francia", "lo chiamiamo Club Med"... È in mezzo a questa micro-società penitenziaria, praticamente autogestita, che Stéphane Demoutier (già acclamato per Terra battuta [+leggi anche:
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e La fille au bracelet [+leggi anche:
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intervista: Stéphane Demoustier
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) fa entrare la protagonista del suo nuovo avvincente film Borgo [+leggi anche:
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, proiettato ieri in concorso al festival Reims Polar e in uscita nelle sale francesi il 17 aprile, distribuito da Le Pacte.

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"Se le cose continuano così, finirà male". Trasferita in Corsica, l'esperta guardia carceraria Melissa (Hafsia Herzi) scopre che l'atmosfera incredibilmente rilassata del suo posto di lavoro (dove presto acquisisce il soprannome di Ibiza) contrasta nettamente con gli abitanti aggressivi ("sei fortunato che non picchio le donne") del quartiere in cui ora vive con il suo compagno Djibril (Moussa Mansaly) e i loro due figli molto piccoli. Vale la pena sottolineare che Djibril è nero mentre Melissa è di origine magrebina, il che non facilita la loro integrazione in una società fortemente corsa come questa. Ma poiché "qui tutti sanno tutto", Saveriu (Louis Memmi) – un simpatico detenuto con cui Melissa si era già incrociata sul continente – aiuterà la donna a risolvere i suoi problemi. Ma niente è gratis e Melissa si ritrova su un terreno scivoloso, mentre un commissario di polizia (Michel Fau) cerca di risolvere un duplice omicidio avvenuto all'aeroporto, con l'aiuto delle telecamere di sorveglianza...

Una sceneggiatura meticolosa che si sviluppa abilmente in due periodi temporali distinti (scritta dal regista in collaborazione con Pascal-Pierre Garbarini); un cast perfetto (composto anche da Florence Loiret-Caille, Pablo Pauly, Cédric Appietto e da un ensemble molto convincente di non professionisti locali) sulla scia della notevole Hafsia Herzi; un senso di mistero e di cose non dette, che lasciano lo spettatore libero di interpretare il film a suo piacimento; un gioco di trasparenza, in fin dei conti molto relativa, della videosorveglianza in contrapposizione all'umana opacità della protagonista; un uso scarno ma del tutto efficace e suggestivo degli esterni (un bar sulla spiaggia, una casa isolata in campagna, un aeroporto)... Navigando tra i suoi quattro cerchi chiusi (una donna che cerca più o meno inconsciamente qualcos'altro nella sua vita, un'indagine in stallo, una prigione con le sue regole incombenti e un'isola con una cultura molto specifica), Borgo è una sottile rilettura del cinema di genere da parte di un autore intelligente che con discrezione e metodo, e film dopo film, si conferma come un cineasta impressionante e in via di maturazione.

Prodotto da Petit Film, Borgo è venduto nel mondo da Charades.

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(Tradotto dal francese)

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