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FILM / RECENSIONI Italia

Recensione: Zamora

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- Il debutto alla regia dell’attore Neri Marcorè è una commedia edificante su un giovane di provincia che impara a farsi rispettare (e a giocare a calcio) nell’effervescente Milano degli anni ‘60

Recensione: Zamora
Alberto Paradossi e Neri Marcorè in Zamora

Ricardo Zamora Martínez, spagnolo, classe 1901, è considerato uno dei più grandi portieri della storia del calcio. Se giochi a football e ti affibbiano Zamora come soprannome, o sei un fenomeno o ti stanno prendendo in giro. È decisamente il secondo caso per Walter Vismara, il protagonista del debutto alla regia dell’attore Neri Marcorè, presentato in prima mondiale al recente Bif&st di Bari e nelle sale italiane dal 4 aprile con 01 Distribution. Liberamente ispirato al romanzo omonimo del giornalista sportivo Roberto Perrone, scomparso di recente, Zamora è una piacevole commedia che parte un po’ alla Fantozzi, evolve come un buddy movie e infine si rivela una storia edificante sull’imparare a farsi rispettare e avere coraggio nella vita, il tutto calato in un’impeccabile ricostruzione d’epoca, quella dell’Italia degli anni ‘60.

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“Il” Vismara (incarnato dall’efficace Alberto Paradossi) è un ragazzone di 30 anni che da una piccola città di provincia, Vigevano, si ritrova catapultato nell’effervescente Milano del boom economico, assunto come contabile in una moderna azienda che opera nel ramo delle guarnizioni. L’azienda è guidata dal cavalier Tosetto (Giovanni Storti, del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo), fanatico dell’Inter, il cui motto è: “Lavora e gioca”. Più che un motto, è un ordine, giacché tutti i suoi dipendenti sono letteralmente obbligati a giocare a calcio il giovedì sera, sfidandosi tra scapoli e ammogliati, per allenarsi in vista dell’importante partita annuale del Primo maggio.

Vismara non sa nemmeno com’è fatto un pallone, e quando gli viene chiesto in quale ruolo gioca, risponde il primo che gli viene in mente: il portiere. Le prese in giro, sul campo e fuori, si sprecano. Impacciato, poco socievole e un po’ secchione (in ufficio, è sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire), Vismara viene preso di mira dai suoi compagni di lavoro, in particolar modo dal Gusperti (Walter Leonardi), il tipico collega sbruffone e donnaiolo, che oltre a chiamarlo sarcasticamente Zamora, si mette anche di traverso tra lui e la dolce segretaria Ada (Marta Gastini), per la quale il ragazzo aveva cominciato a nutrire un timido sentimento. Walter incassa, manda giù bocconi amari, ma pianifica una vendetta: diventare un grande portiere di calcio. E per far ciò, chiede ripetizioni a Giorgio Cavazzoni (Neri Marcorè), un ex campione caduto in disgrazia, con problemi di alcol, guai familiari e molti debiti. Un incontro, questo, che non mancherà di lasciare il segno, in entrambi.

Un Fantozzi che ce l’ha fatta, verrebbe da dire di questo protagonista che, calato nelle grottesche dinamiche d’ufficio e abituato a subire in silenzio, trova il modo di emergere e farsi valere. Impossibile non pensare al celebre ragioniere incarnato negli anni ’70 da Paolo Villaggio (le partite scapoli-ammogliati in mezzo alla nebbia, il triangolo amoroso, il brindisi di Natale in ufficio…), ma quella di Marcorè è soprattutto una garbata commedia di formazione che parla di riscatto con esiti non scontati, che mette in scena personaggi femminili moderni (vedi l’emancipata sorella di Walter, interpretata da Anna Ferraioli Ravel) e che immerge lo spettatore in un’epoca florida – illuminata dai toni caldi del DoP Duccio Cimatti, che al Bif&st si è guadagnato una menzione speciale per la fotografia – in cui tutto sembrava possibile e per la quale non si può non provare nostalgia.

Zamora è prodotto da Pepito Produzioni con Rai Cinema. La distribuzione internazionale è affidata a Rai Com.

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