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CINÉMA DU RÉEL 2024

Recensione: Leaving Amerika

di 

- Marie-Pierre Brêtas dipinge il magnifico e commovente ritratto di un afroamericano in un appassionante road movie che rivela le divisioni sociali e razziali negli Stati Uniti

Recensione: Leaving Amerika

"Le avversità formano il carattere", "So cosa volete, ma non lo otterrete da me. La mia gente ha fatto troppa strada e io ho fatto troppa strada nella mia vita per sottomettermi o lasciarmi disumanizzare per compiacervi". Nel cinema, e a maggior ragione nel documentario, la scelta dei personaggi è fondamentale. Con Derrick Johnson, l'accattivante protagonista di Leaving Amerika, presentato in anteprima mondiale in concorso al 46mo Cinéma du réel, la regista cosmopolita Marie-Pierre Brêtas (nota soprattutto per i suoi lavori brasiliani La Campagne de Sao José e Hautes terres) ha fatto centro in termini di carisma, fluidità e background insolito.

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Sono tutte qualità che irrompono sullo schermo fin dall'inizio, in una sensazionale sequenza di apertura, e sono rafforzate dall'amicizia di lunga data tra la cineasta (che inquadra se stessa e lo fa molto bene) e il suo soggetto. Un legame nato da un incontro casuale avvenuto 30 anni fa su una spiaggia di New York e che è miracolosamente sopravvissuto al passare del tempo.

È quindi al centro di un viaggio molto intimo, che inizia di notte nel parcheggio di un Walmart della Florida dove Derrick dorme in macchina ("Potrei permettermi un affitto, ma mi riporterebbe sempre allo stesso punto: vivere di bolletta in bolletta"), che ci imbarchiamo in un film che si sposta molto, da Johnson City (Tennessee) a L'Avana (dove Derrick progetta da anni il suo espatrio), da Miami a Brooklyn a Ithaca. Una geografia che ricostruisce gradualmente il passato tumultuoso di Derrick, da giovane di un quartiere in cui bisognava farsi rispettare con i pugni, da studente a Cortland (dove la sua vita ha avuto una svolta), da spacciatore, detenuto, poeta (autore di A Black Man's Journal - Poetic Expressions, attivista afroamericano, a lavoratore squattrinato nell'America ultraliberista (anche come autista di Uber)

Dopo aver a lungo cercato di rispettare regole sociali che poco si addicono alla sua personalità ("non ci lasciamo abbattere o opprimere", "se conosci i tuoi diritti, ti guardano come un problema"), il nostro uomo ha ora deciso di riconquistare la sua libertà, di provare a realizzare il suo sogno, "di andare controcorrente, di uscire dagli schemi, di fare ciò che non è convenzionale o che l'America considera non convenzionale". Prima del suo ultimo, solitario, solare esilio all'Avana, Derrick ha fatto un giro con la sua famiglia e alcuni amici, accompagnato on the road dalla sua amica regista, chiacchierando con lei, svuotando i magazzini dei capisaldi della sua esistenza e della sua memoria in una nazione che non fa favori a nessuno.

Dando libero sfogo al suo personaggio affascinante e introspettivo, accettando momenti di lentezza per intensificare il contrasto tra i passaggi più toccanti, e incorporando felicemente gli incidenti di ripresa (in particolare il passaggio furtivo di un barbone con un cappello a cilindro con i colori della bandiera americana che gli sussurra “abracadabra”), Marie-Pierre Brêtas realizza un documentario straordinario sulle svolte di una ricerca (per trovare il proprio posto nel mondo) e sul coraggio, la resistenza e la fede: "Abracadabra"), Marie-Pierre Brêtas realizza un documentario straordinario sui colpi di scena di una ricerca (trovare il proprio posto nel mondo) e sul coraggio, la resistenza e la fede nei propri sogni necessari per raggiungerlo.

Leaving Amerika è prodotto dalla francese Bootstrap Label (che ne cura anche le vendite) in coproduzione con 8h13 Productions.

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(Tradotto dal francese)

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