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BERLINALE 2024 Panorama

Recensione: Les gens d’à côté

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- BERLINALE 2024: Il carisma di Isabelle Huppert non basta a sollevare il nuovo film di André Téchiné, che tenta di cancellare i confini tra mondi apparentemente inconciliabili

Recensione: Les gens d’à côté
Hafsia Herzi, Nahuel Pérez Biscayart e Isabelle Huppert in Les gens d’à côté

"Non dobbiamo socializzare, non apparteniamo allo stesso mondo”. “Potremmo fare uno sforzo". Nel corso della sua carriera durata 28 film, André Téchiné ha sempre cercato di incarnare rilevanti questioni sociali nell'intimità di personaggi che, più o meno facilmente (e talvolta fino alla trasgressione), stringono legami tra loro. Nel corso del tempo il regista ha sperimentato anche approcci diversi e con la sua nuova opera, Les gens d'à côté, presentata al Panorama della 74ma Berlinale, si è cimentato in un tentativo di sottrazione narrativa, un ritratto disegnato con tratti volutamente semplificati il cui ritmo e il carisma dell'attrice protagonista Isabelle Huppert fanno poco per mascherare la mancanza di profondità.

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"Non ho altra famiglia che la polizia". Dopo il suicidio del suo compagno Slimane, poliziotto come lei, e il ricovero in un ospedale psichiatrico da cui è uscita da otto mesi, Lucie (Huppert) si aggrappa al suo lavoro da tecnico nonostante i dubbi dei suoi superiori, che non hanno proprio torto dato che Lucie vive segretamente con il fantasma di Slimane ("è sempre al mio fianco, ma nessuno lo vede"). È un'esistenza molto solitaria, intervallata dal jogging nel suo quartiere di periferia, fino al giorno in cui incontra per caso i suoi vicini: una coppia composta dall'insegnante Julia (Hafsia Herzi) e dal grafico Yann (Nahuel Pérez Biscayart) con la loro figlioletta Rose. Lucie fa amicizia con loro e a poco a poco rinasce ("ci siamo divertiti, mi piaceva la loro fantasia"), ma presto scopre che Yann è un attivista black bloc. Mentendo sul suo lavoro e chiudendo un occhio ("preferivo sapere il meno possibile sul passato di Yann"), scopre sempre di più, soprattutto da Julia ("un padre nel mirino della polizia, è un cattivo esempio"), fino a quando deve fare una scelta.

Motivato da intenzioni chiare e lodevoli, ovvero sostenere il riavvicinamento umano al di là di schieramenti ideologici aprioristicamente contrapposti, promuovere l'apertura ad altre culture (Slimane era di origine africana) e persino ad altre credenze (il confine tra i vivi e i morti, "che si scinde quando la realtà diventa troppo dura") e mostrare che l'idealismo ha due facce (positiva e negativa), il racconto di André Téchiné manca però di una reale credibilità. I personaggi di Yann e Julia sono poco più che abbozzati, l'aggiunta del gemello di Slimane (che è anche un poliziotto) non convince, la voce fuori campo del narratore è fin troppo letteraria e il finale è poco plausibile. Certo, c'è Isabelle Huppert, che regge perfettamente l'intero film sulle sue spalle, e il montaggio è molto efficace, ma purtroppo questo non basta a sollevare Les gens d'à côté alle altezze delle sottili ambizioni del suo regista.

Les gens d'à côté è stato prodotto da Les Films du Worso e coprodotto da France 2 Cinéma, Same Player, Ciné Nominé, SRAB Films e Les Films du Camélia, ed è venduto da Pyramide International.

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(Tradotto dal francese)

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