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CANNES 2018 Proiezioni speciali

Recensione: Ancora un giorno

di 

- CANNES 2018: Raul de la Fuente e Damian Nenow offrono una rilettura documentata ed esaltante del libro faro del celebre giornalista polacco Ryszard Kapuscinski

Recensione: Ancora un giorno

Ancora un giorno [+leggi anche:
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]
, il film di Raul de la Fuente e Damian Nenow presentato in proiezione speciale al 71° Festival di Cannes, offre una rilettura documentata ed esaltante del libro omonimo di Ryszard Kapuscinski, che immerge lo spettatore nel cuore dell’Angola degli anni ‘70 e del sogno di un’Africa emancipata all’indomani dell’indipendenza.

Kapuscinski è un giornalista brillante, esperto e idealista. È un fervente difensore delle cause perse e delle rivoluzioni. All'agenzia di stampa polacca, convince i suoi superiori a mandarlo in Angola. Il paese è sprofondato in una sanguinosa guerra civile all'alba della sua indipendenza. Kapuscinski intraprende quindi un viaggio suicida nel cuore del conflitto. Assiste ancora una volta alla dura realtà della guerra e scopre un senso di impotenza. L'Angola lo cambierà per sempre: partito giornalista dalla Polonia, ritornerà scrittore.

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Questi sono i fatti, riferiti con molti dettagli dai vari protagonisti della storia. Ma il film è anche un viaggio nel cuore della psiche del giornalista, che si interroga sul suo ruolo, il suo posto nella storia, il suo peso e il suo potere, le sue responsabilità. Kapuscinski è una figura storica del giornalismo mondiale, presente in tutta la sua carriera nel cuore dei conflitti che hanno scosso il Terzo Mondo alla fine del XX secolo, desideroso di dare una voce alle persone imbavagliate dalla povertà.

Alla sua partenza dall'Angola, e alla fine della storia, è trasfigurato da quello che gli angolani chiamano "confusão", uno stato di totale disorientamento. Assiste a ciò che egli chiama il risveglio dell'Africa, quando l'Angola, liberata dal neocolonialismo, porta la lotta nella grande Storia. Pertanto, questa guerra civile si muta in conflitto internazionale e l'Angola diventa la nuova scacchiera della guerra fredda. Informato di un sostegno militare esterno da Cuba che potrebbe cambiare la faccia del conflitto, Kapuscinski rinuncia al suo diritto di informare, al servizio della storia e della lotta guidata dal movimento MPLA, che segue nei suoi trinceramenti più intimi.

La prima scena, mozzafiato, offre una vivace immersione nel cuore delle strade ribollenti di Luanda, città caotica e turbolenta. La messa in scena virtuosistica gioca con le possibilità dell’animazione (camera immersa, morphing di scenografie e volti) per generare la finzione al centro del documentario, o meglio riattivare la storia. L'animazione offre anche alcune scene oniriche che danno sostanza agli incubi descritti da Kapuscinski e dai suoi compagni dell’epoca, traumatizzati dalle atrocità di cui sono testimoni. Permette infine di incarnare la lotta e di far rivivere Carlota, fiera guerriera incrociata da Kapuscinski e morta sotto le pallottole, che, con Farrusco, rappresenta agli occhi del reporter la quintessenza dell'impegno al servizio di una giusta causa.

Alle sequenze animate si mescolano alcune (rare) immagini d'archivio, così come interviste contemporanee di alcuni attori e testimoni del tempo, e riprese attuali dell'Angola, come un'eco alla storia. Questo approccio visivamente ibrido si ritrova a livello narrativo, arricchendo un racconto che oscilla tra la biografia e il documentario storico.

Ancora un giorno è prodotto da Platige Image e Kanaki Films, con Walking the Dog, Animationsfabrik e Wüste Film, e Puppetworks, ossia una coproduzione tra Polonia, Spagna, Belgio, Germania e Ungheria. Le vendite internazionali sono affidate a Indie Sales.

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(Tradotto dal francese)

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