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TORINO 2017 Torino Film Industry

Il 10° anniversario del TFL è donna

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- Quasi tutti incentrati su protagoniste femminili i progetti presentati al Meeting Event 2017 del TorinoFilmLab. Jessica Woodworth, Rok Bicek, Franco Lolli e Carlo Sironi tra i partecipanti

Il 10° anniversario del TFL è donna
Jessica Woodworth presenta il suo nuovo progetto, Fortress, al TorinoFilmLab (© TorinoFilmLab)

Ventidue progetti in fase iniziale di sviluppo; dodici a uno stadio più avanzato e in lizza per i premi di produzione; più di 30 paesi del mondo rappresentati, tra cui Cina, Indonesia, Vietnam. Ma nei titoli presentati nei programmi ScriptLab e FeatureLab del TorinoFilmLab, quest’anno, si parla quasi solo di loro: delle donne. Giovani, anziane, lavoratrici, figlie, madri: i nuovi registi presenti a Torino hanno voglia di raccontare storie al femminile, forse più delle registe stesse. “E’ una tematica forte, in questa edizione, che sorprende anche noi”, osserva Savina Neirotti, direttrice del TFL, “c’è una profonda riflessione sul femminile, gli uomini cominciano a guardarci in modo diverso. E' un processo di conoscenza che è alla base di un dialogo vero. E viste le tensioni recenti, se il mondo artistico riflette su questo rapporto, vuol dire che siamo nella direzione giusta”.

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Le madri, in particolare, sono al centro di numerosi progetti presentati al Meeting Event 2017 del TFL (24-25 novembre, nell’ambito del 35° Torino Film Festival), il laboratorio torinese di sviluppo e finanziamento di film, soprattutto opere prime e seconde, che quest’anno spegne le sue prime dieci candeline. Sono madri che vogliono evitare ai propri figli il servizio militare le protagoniste sia di Amparo [+leggi anche:
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di Simón Mesa Soto (Colombia/Svezia) che della dark comedy You Are My Everything dell’israeliana Michal Vinik; una madre cerca disperatamente sua figlia rapita da un violento cartello della droga, in La Civil di Teodora Ana Mihai (Belgio/Romania); un’altra madre trova finalmente la responsabile della morte di sua figlia, 35 anni dopo, nel titolo olandese Mitra [+leggi anche:
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intervista: Kaweh Modiri
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di Kaweh Modiri. E’ ancora una madre, che tenta di creare un legame impossibile con la figlia adottiva, al centro del tedesco Pelican Blood di Katrin Gebbe; e poi, una madre single in una società maschilista nella produzione franco-colombiana The Defendant, opera seconda di Franco Lolli, pluripremiato regista di Gente de bien [+leggi anche:
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, e una madre che lascia la Bosnia alla volta dell’Italia per dare un futuro migliore a sua figlia, in Alfa di Una Gunjak (Bosnia-Erzegovina, Italia, Croazia, Francia).

Si parla più in generale di famiglia nel titolo tedesco-italiano Zorro, secondo lungometraggio di Ronny Trocker (The Eremites [+leggi anche:
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, l’anno scorso a Venezia), dove i conflitti interni di una famiglia borghese esplodono a seguito di una rapina che viene percepita da ciascuno dei suoi membri in modo diverso. Ed è del potere distruttivo dell’amore familiare che tratta Wildland [+leggi anche:
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intervista: Jeanette Nordahl
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della danese Jeanette Nordahl, con al centro una famiglia di criminali, mentre è un figlio in fuga dalla madre narcisista il protagonista del titolo bulgaro Nights and Days di Konstantin Bojanov (Avé [+leggi anche:
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intervista: Konstantin Bojanov
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), che promette atmosfere alla Michael Haneke, e una figlia che scopre l’omosessualità del padre solo quando costui è in fin di vita nel greco Selene66 di Jacqueline Lentzou. Di paternità e maternità surrogata parla inoltre Sole [+leggi anche:
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intervista: Carlo Sironi
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di Carlo Sironi (il cortometraggio Valparaiso), che si interroga su cosa realmente significhi diventare genitori. 

Di amicizia e tradimento tratta invece Dark Mother Earth, il secondo lungometraggio di finzione dello sloveno Rok Bicek (dopo Class Enemy [+leggi anche:
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intervista: Rok Biček
intervista: Rok Bicek
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, premiato a Venezia), in cui un bambino è accusato di otto suicidi nel suo villaggio, mentre un’altra donna è al centro di Sweat, opera seconda del regista svedese, residente in Polonia, Magnus von Horn: un’istruttrice di fitness, avida di social media, preda di uno stalker. 

Anche quest’anno non mancano i progetti di adattamenti cinematografici di opere letterarie, tra cui spicca quello di Jessica Woodworth da “Il deserto dei tartari” dello scrittore italiano Dino Buzzati. La regista belgo-americana sodale di Peter Brosens (Khadak [+leggi anche:
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intervista: Jessica Woodworth, Peter B…
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; previste nel 2018 le riprese in Croazia del loro nuovo film, The Barefoot Emperor) ha portato a Torino il progetto di quello che sarà il suo sesto lungometraggio, stavolta da sola: Fortress, che sarà ambientato nei paesaggi sconfinati dell’Armenia. Un tocco di fantasy, infine, con il progetto italiano Small Body di Laura Samani, ambientato in un gotico Nord-Est d’Italia di inizio 1900, e Red Mercury del francese Willam Laboury, tra magia e tecnologia.

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