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CANNES 2017 Quinzaine des Réalisateurs

Recensione: A Ciambra

di 

- CANNES 2017: Dopo Mediterranea, Jonas Carpignano è rimasto in Calabria per raccontare un'altra comunità ai margini

Recensione: A Ciambra
Pio Amato in A Ciambra

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(Discovery Award alla Semaine de la Critique della 68a edizione del Festival di Cannes), che era il viaggio drammatico di due migranti neri dal Burkina Faso alla Calabria, Jonas Carpignano è rimasto nel tormentato territorio del Sud italiano per raccontare un'altra comunità ai margini, quella dei Rom. A Ciambra [+leggi anche:
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, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, è girato nell'omonimo quartiere di Gioia Tauro, definito dai cronisti un vero e proprio ghetto, un "barcone" sulla terraferma, spesso oggetto di raid delle forze di polizia per il recupero di refurtiva. In uno stile che omaggia la scuola neorealista italiana (il "cinefilo" Martin Scorsese è produttore esecutivo del film) Carpignano segue il rito di passaggio all'età adulta di Pio Amato, quattordicenne zingaro che ripete "io sono già grande" e si comporta di conseguenza. Il regista, che vive da 7 anni a Gioia, in un ritorno alle origini (è nato lì il papà Paolo, che ha coprodotto il film), ha scritto una sceneggiatura tra realtà e finzione, inserendo esperienze, episodi, usi e costumi degli abitanti delle 17 palazzine che formano il villaggio rom in contrada Ciambra. Conosciuto Pio quando era ancora ragazzino per il casting di Mediterranea (nel quale Pio già compare) e rimasto colpito dal personaggio, Carpignano ha sviluppato A Ciambra nel corso di diversi anni anni, frequentando assiduamente quella gente che lo ha "adottato".

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Nel film Pio, tenuto fuori dagli "affari di famiglia", comincia a prendere iniziative personali dopo l'arresto per furto di padre e fratello (Damiano Amato). Come per esempio restituire un'auto rubata in cambio dei denaro da portare a casa dalla madre. Suo amico e confidente è Ayiva, un giovane uomo della variegata comunità africana del luogo (Koudous Seihon, il protagonista di Mediterranea), che si prende cura di lui come un padre. Finchè Pio non prova a rubare proprio a chi proprio non dovrebbe, e cioè un boss della 'ndrangheta in stretti rapporti con la sua famiglia. Il ritmo della storia è segnato dal montaggio straordinario di Affonso Gonçalves, che vanta un notevole curriculum: Carol [+leggi anche:
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di Jim Jarmusch, Re della Terra Selvaggia di Benh Zeitlin.

Affascinante e credibile il cast di non professionisti, composto da una sconfinata dinastia di figli e figlie, nipoti e nipotine, tutti con lo stesso cognome, Amato; reso bene il degrado sociale e  piuttosto realistica la rappresentazione dei rapporti di soggezione- collaborazione  tra famiglie mafiose e rom. Pio diventa adulto e la sua educazione criminale è solo all'inizio. Nelle parole del nonno Emilian c'è tutta la drammaticità di un mondo che si lascia alle spalle un passato meno feroce, più libero e nomade: "Noi eravamo sempre sulla strada, e nessuno ci diceva cosa fare"...

Il film è prodotto da Stayblack, RT Features (Brasile), Sikelia Productions (Stati Uniti) con Rai Cinema, coprodotto da DCM, Haut et Court, Film I Väst e Filmgate, e venduto da LuxBox.

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