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Ulrich Muehe • Attore

Versatilità è il mio nome

di 

- Quando si parla dell'attore Ulrich Muehe, si accosta inevitabilmente la parola 'versatilità' per descrivere le sue capacità nel riuscire a passare senza sforzo da un ruolo all'altro

Dopo un apprendistato nell’industria edilizia e 18 mesi di servizio militare, Ulrich Muehe si iscrive alla Hans Otto Theater Academy di Leipzig nel 1975. Qui appare sulla scena per interpretare pieces di Friedrich Schiller, Bertolt Brecht e Thomas Wolfe, e ci torna dopo il diploma, nel 1979, per il suo primo impiego, debuttando nel ruolo di Lyngstrand in "La signora del mare" di Henrik Ibsen. Qualche anno dopo, Muehe è membro dell’ensemble del Deutsches Theater a Berlino Est. Il suo primo incontro con cinema e televisione avviene all’inizio degli anni ’80, aprendo "un mondo completamente nuovo per me. Le mie prime prove con la telecamera sono venute con le produzioni televisive di classici teatrali". Negli anni, ha lavorato con numerosi registi di rilievo come Bernhard Wicki (ha vinto un Bavarian Film Award nel 1989 per la sua performance in Spider's Web), Frank Beyer (Das letzte U-Boot), Helmut Dietl (Schtonk!) e Constantin Costa-Gavras (Amen), oltre che Michael Haneke in tre film (Benny's Video, Funny Games e Das Schloss).

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"Lavorare in questi media richiede modi diversi di praticare la propria professione", dice. "In entrambi i casi [teatro e cinema], è una questione di energia, ma la differenza è nel grado di energia. Nel teatro, per ogni pensiero ho un ruolo, e devo tradurlo in una forma fisica e vocale che arrivi fino all’ultima fila. Davanti alla macchina da presa, la situazione ideale è che io pensi quel pensiero. Non devo fare nessuna traduzione".

Per farsi conoscere meglio dalla generazione emergente di registi cinematografici, Muehe ha accettato un ruolo nella serie gialla di ZDF Der letzte Zeuge. Lo scorso anno, ha ricevuto un German Television Award e Bavarian Television Award per questa interpretazione. La strategia ha pagato, ed è stato contattato dal filmmaker esordiente Florian Henckel von Donnersmarck, che gli ha assegnato il ruolo dell’ufficiale della Stasi Gerd Wiesler nel suo lungometraggio Le vite degli altri [+leggi anche:
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. "Quando ho letto lo script per la prima volta, era in una situazione così bella che ho desiderato molto conoscere questo giovane regista" ricorda Muehe. "Il film descrive un periodo che conosco bene, e ho pensato che fosse davvero un fatto notevole che un giovane fosse in grado di catturare quell’atmosfera, che era già presente nella sua sceneggiatura". Come sottolinea Muehe, erano forse necessari quindici e più anni dopo la fine della GDR prima che un film come Le vite degli altri potesse essere realizzato. "Naturalmente, Florian ha avuto il vantaggio di non essere ancorato ideologicamente ad un versante in particolare. È riuscito a comportarsi in maniera libera e imparziale, ma penso fosse necessario molto tempo prima di riuscire ad indirizzare queste problematiche in modo intelligente. C’erano vittime della Stasi alle proiezioni e alle discussioni, e si sono dette grate per essere ‘dentro’ al film. Siamo stati felici di non aver insultato o attaccato nessuno nella propria biografia".

Muehe non si siede sugli allori nonostante il Bavarian Film Award e un Lola d’Oro come Miglior Attore per la sua prova nel ruolo di Gerd Wiesler. Dice di voler provare a dirigere un film per il cinema— ha diretto la piece di Heiner Mueller "Der Auftrag" due anni fa — ma non ha ancora trovato un’idea che valga la pena di essere portata sul grande schermo.

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