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BERLINALE 2024 Forum

Costanza Quatriglio • Regista di Il cassetto segreto

"Non riesco a distinguere la vita dal film: sono vasi comunicanti"

di 

- BERLINALE 2024: La regista italiana racconta il suo personale e intenso documentario ispirato al padre

Costanza Quatriglio • Regista di Il cassetto segreto
(© Azzurra Primavera)

La regista italiana Costanza Quatriglio ha presentato il suo ultimo documentario, Il cassetto segreto [+leggi anche:
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, al Forum della Berlinale di quest'anno. Il film di Quatriglio è un omaggio a suo padre, ma anche un importante richiamo alle sfide politiche del nostro passato comune. Abbiamo parlato con la regista del suo approccio al materiale d'archivio e del confronto cinematografico con suo padre.

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Cineuropa: Qual è stato l'impulso iniziale che l'ha spinta a realizzare questo film?
Costanza Quatriglio: Oggi posso dire che ho iniziato a fare questo film quando ho deciso di riprendere mio padre nel 2010. All'epoca si stava avvicinando ai 90 anni e l'ho filmato anche se non avevo ancora deciso di fare un film su di lui. Riguardando quel filmato 12 anni dopo, mi sono resa conto che la telecamera aveva avuto un ruolo importante nell'incontro tra noi. All'inizio, infatti, non voleva essere ripreso, poi è entrato gradualmente nel gioco, fino a scegliere di farmi da guida nei luoghi che amava. All'epoca, questo mi bastava.

Il desiderio di realizzare il film è nato molti anni dopo, quando, in seguito alla decisione di donare i libri e l'archivio di mio padre alla biblioteca della Regione Siciliana, mi sono trovata a casa mia in compagnia di bibliotecari e archivisti, perfetti sconosciuti, che passavano al setaccio tutti gli scaffali. Ho sentito la forza narrativa di quella situazione e ho fatto ciò che mi sembrava più naturale fare: filmare e organizzare tutto questo materiale in una storia che contenesse tanti racconti diversi.

L'immagine che aveva di suo padre è cambiata grazie al lavoro sul film?
L'immagine che avevo di mio padre non è cambiata, ma certamente ho visto molti aspetti di lui e della mia casa con occhi diversi. Quindi forse io sono cambiata. Per esempio, attraverso le fotografie e l'archivio, ho capito quanto amasse gli esseri umani e le loro storie, e quanto fosse affascinato anche da storie apparentemente ordinarie. La cosa buffa è che non riesco a distinguere la vita dal cinema: sono vasi comunicanti. Naturalmente, filmare la mia casa prima di svuotarla ha fatto sì che la casa stessa diventasse una mappa geografica, una mappa del tesoro, un luogo simbolico e molte altre cose.

Cosa è stato più importante nella ricerca e nella scelta del materiale di repertorio, al di fuori dell'archivio di suo padre?
Tutto il found footage proviene dall'archivio di mio padre. La chiave della scelta è stata soprattutto la capacità delle immagini di raccontarci qualcosa di noi come collettività, di proporci un viaggio nell'immaginario collettivo, sia nella rappresentazione degli eventi storici che nel potere evocativo delle immagini. In questo modo, il film è anche un viaggio nei costumi e nelle mode sociali. Ci sono poi – ed è questa la forza del cinema – delle sorprese che ci emozionano, come quella di trovare una foto di Winston Churchill al funerale della Regina Elisabetta II. Insomma, è la storia che ci richiama ai nostri doveri di cittadini, e non possiamo sottrarci ad essa. Nella scelta dell'archivio privato, però, ho cercato di intrecciare le tante piccole storie della crescita di una bambina, che sono io, riscoprendo quello sguardo infantile su tutte le cose.

Il montaggio del film è stato fondamentale. Quali sono stati gli aspetti più importanti e le maggiori difficoltà di questa fase?
La prima sfida del montaggio è stata la scelta della struttura narrativa. Come spesso accade quando si realizza un documentario, la struttura narrativa nasce da un'intuizione. È una combinazione alchemica, magica, che spesso ti viene in mente prima ancora di entrare in sala di montaggio. Letizia Caudullo ed io condividiamo la passione per le strutture narrative – abbiamo fatto molti film insieme – così quando le ho proposto la struttura del film, ne ha capito subito la forza. Da lì abbiamo iniziato a fare le scelte di montaggio.

La difficoltà maggiore è stata quella di accettare che, a un certo punto, la storia sarebbe diventata intima e di trovare la misura della mia presenza nel film. Lo sguardo di Letizia è stato fondamentale. Mi sono affidata a lei perché sentivo che era importante uscire da me stessa, un po' come ho fatto durante le riprese in casa: a un certo punto ho gestito la mia presenza in casa separando la narratrice dalla figlia, grazie al fatto che la direttrice della fotografia Sabrina Varani si era unita alle riprese. Purtroppo Letizia Caudullo è morta prima della prima del film. Per me è un grande dolore, ed è a lei che vorrei dedicare la gioia di essere alla Berlinale.

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(Tradotto dall'inglese)

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