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Fabrice du Welz • Regista

"La mia più grande sfida, oggi, è liberare le emozioni"

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- Abbiamo incontrato il regista belga Fabrice du Welz, che sta girando il suo sesto lungometraggio, Adoration, dopo due esperienze particolari in Francia e negli Stati Uniti

Fabrice du Welz  • Regista

Abbiamo incontrato il regista belga Fabrice du Welz, che sta girando il suo sesto lungometraggio, Adoration, la storia della folle fuga di due adolescenti follemente innamorati, con protagonisti i giovani attori Fantine Harduin e Thomas Gioria, e al loro fianco un cast di lusso che include Peter Van den Begin, Charlotte Vandemeersch, Béatrice Dalle e Benoît Poelvoorde. Il regista parla con noi del suo ritorno in Belgio, dopo due esperienze particolari in Francia e negli Stati Uniti.

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Cineuropa: Di cosa parla Adoration?
Fabrice du Welz:
È la storia di un ragazzo, un po' semplice, un po' innocente, che vive con la madre impiegata come donna tuttofare in un istituto psichiatrico per persone piuttosto benestanti. Un giorno arriva una ragazza della sua età, Gloria, che soffre di gravi disturbi psichiatrici, di cui si innamorerà follemente. Lei lo trascinerà in uno strano viaggio, fino al punto di non ritorno.

I suoi film trattano spesso il tema della trasgressione, del contravvenire alle regole…
Qui siamo nella sregolatezza. È probabilmente il film più dolce che ho fatto, è una storia d'amore assoluta. Voglio questo film emotivamente carico, cosa che forse mancava nei primi due film della trilogia, Calvaire [+leggi anche:
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. Non ho mai voluto fare film di facili provocazioni. Dicono che faccio film violenti... Ma quello che cerco di esplorare modestamente sono i disturbi che mi affascinano. I problemi della nostra umanità, l'incapacità di amare, di vivere, di soffrire, di essere.

Trova una sua nuova incarnazione del personaggio di Gloria?
Il personaggio di Gloria mi accompagna da un po'. È un po' un doppio femminile, un doppio nevrotico. La donna che amo, che temo, che spero. È la mia parte femminile che esploro. È incarnata dalla giovane attrice Fantine Harduin, un'ovvietà. È prodigiosa, ha degli occhi eccezionali, occhi di cristallo freddi e caldi allo stesso tempo. Di fianco a lei, bisognava trovare un ragazzino all'altezza. Thomas Gioria, scoperto in Jusqu’à la garde [+leggi anche:
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, è molto diverso, ma si bilanciano.

Torna a girare in Belgio dopo un’esperienza americana complicata?
È definitivo, non farò più un film alla mercé di un produttore. Se per questo devo fare film piccoli, farò film piccoli per tutta la vita. Creare un film di cui non si è totalmente orgogliosi è intollerabile per me. Gli Stati Uniti non erano complicati come la Francia, ma era difficile. Voglio essere in grado di andare in fondo alla mia visione. Voglio tornare negli Stati Uniti per lavorare per Netflix o Amazon, ad esempio, ma con carta bianca. Non voglio più essere disturbato. Ho passato l'età.

Qual è la sua più grande sfida oggi?
La mia più grande sfida su questo set è liberare le emozioni. C'è sempre un po' di pudore in me... Odio il sentimentalismo, le persone che esibiscono le loro emozioni. L'emozione ha una vera nobiltà, ma come renderla nel modo giusto? Viviamo in un mondo sovraccarico di emozioni, diventa quasi pornografico. Ma cerco un'emozione alchimista che possa cambiare uno sguardo. Ho sentito questo quando ho visto Breaking the Waves. Per me è un grande film non solo perché mi ha toccato emotivamente, ma anche perché mi ha fatto crescere artisticamente, umanamente. È quell'emozione che cerco. Prima non ero pronto per affrontarla. Essendo un po' dogmatico e settario, mi precludo molte cose, e ho pagato per questo. Mi dispiace di non essere stato più vicino a certe situazioni nei miei film precedenti, di essere sfuggito a me stesso nell'ossessione per la forma. Certo, la forma rimane molto importante per me, ma oggi faccio attenzione soprattutto allo sguardo.

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(Tradotto dal francese)

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