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Vincent Solheid, Erika Sainte e Michaël Bier • Registi

“Una direzione a tre non è né una cosa tipica né ovvia”

di 

- Cinergie ha incontrato i belgi Vincent Solheid, Erika Sainte e Michaël Bier, i quali hanno realizzato insieme Je suis resté dans les bois, già disponibile nelle sale belghe

Vincent Solheid, Erika Sainte e Michaël Bier • Registi
I registi Michaël Bier, Erika Sainte e Vincent Solheid

Je suis resté dans les bois [+leggi anche:
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racconta la storia di un artista visivo, Vincent Solheid che decide di ricostruire alcuni momenti della sua vita per la sua nuova mostra videografica. Mette insieme un piccolo team di cui fanno parte Erika, la sua compagna e Michael, un amico regista. Il passato di Vincent riemerge e alcune situazioni imbarazzanti o divertenti, quelle che ricorda, gli tornano in mente. Man mano che Vincent si rimmerge ingenuamente e senza vergogna nel suo passato, l’immagine che il suo team ha di lui inizia a compromettersi. Ancor peggio, è la visione che ha di se stesso a cambiare pian piano, mettendolo davanti a ciò che è stato, a chi è e a chi vuole essere. Vincent Solheid è anche coautore del film Le Grand’Tour [+leggi anche:
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con Jerôme Lemaire, che ha adottato una forma simile. Erika Sainte è una giovane attrice, vista soprattutto in Elle ne pleure pas, elle chante [+leggi anche:
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, e Michaël Bier, direttore casting, ha già realizzato quattro cortometraggi. Cinergie ha incontrato il trio in occasione dell’uscita del film in Belgio.

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Cinergie: La forma di questo film è molto particolare. Si viaggia continuamente tra finzione e realtà. C’è da chiedersi se il film sia stato realizzato per accompagnare l’esposizione dei 12 quadri o se, invece, i quadri siano stati realizzati per essere inclusi nel film?
Erika Sainte: In realtà, nella versione originale non erano previsti. Adesso, sembra essere talmente ovvio che lo si volesse così da dimenticarci che i quadri non erano previsti all’inizio. Con la mostra di Vincent, volevamo essere più vicini alla realtà e lavorare su qualcosa di reale e di concreto. Avevamo bisogno di scrivere qualcosa di tangibile e di costruirgli attorno il film. Ecco perché i quadri sono così importanti. 
Vincent Solheid: Questi quadri fanno parte di una mostra che si terrà a Bruxelles il prossimo novembre e intorno ai quali ruota il film.

Siete tutti e tre i registi di questo film. Come vi siete organizzati?
Michaël Bier: Abbiamo dovuto trovare un metodo poiché una co-direzione a tre non è né una cosa tipica né ovvia. Vincent ha scritto la versione originaria della sceneggiatura. Un giorno ha chiesto ad Erika di scriverla insieme, cosa che aveva fatto precedentemente per un cortometraggio. Infine, hanno deciso di realizzarlo insieme. Poiché si trattava del primo film di Erika come regista, mi hanno chiesto di partecipare al progetto: la storia di Vincent, artista visivo, il quale allestisce una mostra anche se i quadri, all’epoca, non facevano parte del film. In seguito, abbiamo dovuto rivedere la sceneggiatura per fare qualcosa che riguardasse tutti e tre, ed è proprio in quel momento che la scrittura si è focalizzata sempre di più sui ricordi di Vincent e sul lavoro che Erika ed io abbiamo fatto insieme. Possiamo dire con certezza che la sceneggiatura è stata scritta da tutti e tre. E poi, sul set, recitiamo tutti ma difficilmente nello stesso momento: Vincent è coinvolto su tutti i livelli, è davvero la sua storia, è il personaggio su cui si focalizza il film. Sul set, non svolge il ruolo da regista, almeno, non del tutto. Piuttosto, si lascia guidare da Erika quando recito io o da noi due quando recita da solo. Quando recito, ho pienamente fiducia in Erika e in Nicolas Bien, mio fratello che è uno sceneggiatore e che ha fatto parte della fase di montaggio.

Ci sono stati ulteriori elementi positivi nel dirigere un film in tre?
E. S.: Sì, ce ne sono stati. Non sono sicura quali possano essere, perché non ne ho mai realizzato uno da sola, ma per me era fuori questione il fatto di dirigerne uno da sola. Avevo bisogno e volevo lavorare sul progetto con qualcun altro, inoltre, per adesso, ho l’impressione che tutti e tre stiamo andando verso il cinema d’ensemble in generale. Sempre più film vengono co-diretti e co-scritti, e credo che sia una vera ricchezza.

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(Tradotto dal francese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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