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BERLINALE 2018 Panorama

Marysia Nikitiuk • Regista

“L’idea principale era quella di combinare i tre mondi in maniera naturale”

di 

- BERLINO 2018: La regista ucraina Marysia Nikitiuk parla del suo primo film, When the Trees Fall, e come il realismo magico possa portare speranza

Marysia Nikitiuk  • Regista

Abbiamo parlato con l’esordiente regista ucraina Marysia Nikitiuk di When the Trees Fall [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Marysia Nikitiuk
scheda film
]
, proiettato alla sezione Panorama del Festival di Berlino.

Cineuropa: Il suo primo film combina un po’ di storie, temi e luoghi. Qual è stata la sua ispirazione? Un’immagine, uno stato d’animo o un personaggio specifico?
Marysia Nikitiuk:
 La storia di una giovane ragazza, Vitka, è arrivata per prima. Qualche anno fa, stavo parlando con un mio amico e cercavo di dire qualcosa su di me raccontando una storia della mia infanzia. Mentre parlavo, ho iniziato ad aggiungere cose che non sono mai successe, e ho finito col raccontare una storia inventata. Ho provato a spiegargli come siamo cresciuti, da bambini, in una società post-sovietica e che non era permesso provare emozioni. Di norma, quando piangi, hai bisogno di finire e dopo cercare di capire il motivo per cui si piange. Comprendere il meccanismo ti permette di imparare a capire le tue emozioni come un adulto. Come bambino, non puoi riconoscerlo né descriverlo, senti solamente un’enorme tristezza. Ho visto molte persone a Kiev talmente stressate che quando hanno visto un bambino piangere, avrebbero voluto farlo/a smettere. Non vogliono che il bambino sia in qualsiasi modo un inconveniente per la società. Il risultato è che quella persona è distrutta e se molte persone sono in questo modo si finisce per nuocere alla società. Dopo aver ascoltato tutto ciò il mio amico era sorpreso ed io sono corsa a scrivere la storia.              

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Come si vede nel suo film, le emozioni trattenute in un bambino successivamente salteranno fuori nel corso della sua vita. Larysa e Scar fanno molte pazzie. 
Si, ma sono anche dei teenager. Ho notato che esistono solo due tipi di teenager: quelli molto emotivi e in qualche modo quelli artistici. E ci sono due modi per diventare maggiorenni: qualcuno lo fa in maniera aperta e drammatica, altri tendono a restare chiusi e sulla difensiva. Ho voluto realizzare un film sul primo gruppo di persone, quelle aperte e che non hanno la “scorza”. C’è bellezza nella loro intemperanza. Sono molto vivaci e passo dopo passo, la vita li obbliga dentro una gabbia. Ed è questa la cosa peggiore di cui sono stata testimone nel mio paese.

Perché non esiste speranza nel mondo che rappresenta?
Ho cercato di parlare della speranza in un posto che non ne ha. In generale, vedo che il tempo e la società distruggono le persone. Solo una piccola percentuale della popolazione può dire che ha avuto successo nella vita, qualsiasi cosa faccia – che sia lavorare o crescere dei figli. Ma ho voluto anche dire che tutto ciò deve cambiare. E ho cercato un modo sincero nel farlo. Non ho voluto aggiungere una scena che avrebbe dato speranza, ma ciò non sarebbe veritiero dal mio punto di vista. Ho scoperto che il miglior modo per farlo era introdurre un realismo magico. Forse la cosa migliore che si possa fare per non perdere la speranza è proteggere il bambino che c’è in noi.  

When the Trees Fall è una coproduzione tra tre paesi: Ucraina, Polonia e Macedonia. Dal momento che il film è molto visivo, come ha deciso l’estetica con il direttore della fotografia polacco, Michał Englert?
Il mio film mescola i generi, quindi ho deciso di usare tre cose che avrebbero unito tutti e tre gli elementi: simbolismo, ossia il cavallo che appare durante la storia; recitazione, che doveva essere sullo stesso “livello” in tutte le scene; e la fotografia, con la quale ho cercato di rappresentare un “quadro”. Abbiamo parlato con Michal della percezione dello spazio, della durata delle scene, delle inquadrature e via dicendo. Per le sequenze “magiche”, ho voluto trasmettere la stessa percezione di continuità e di limite temporale che Bela Tarr crea nei suoi film. Michal ha riso quando ho spiegato il tipo di stato d’animo che hanno i film di Hayao Miyazaki, e più tardi, sul set, abbiamo iniziato a chiamarlo “filtro Miyazaki”. Vi sono alcuni elementi visivi che sono diversi, ma l’idea principale era quella di combinare i tre mondi in maniera naturale e su tutti i livelli possibili, in modo che non ci fosse uno strano miscuglio di generi.

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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