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Thomas Kufus • Produttore

“La mia ambizione è sempre quella di fare film che lascino il segno”

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- German Films ha intervistato Thomas Kufus, produttore della zero one film di Berlino, per fare il punto sul lavoro svolto finora e sui prossimi progetti

Thomas Kufus • Produttore

Negli ultimi 27 anni, Thomas Kufus della zero one film di Berlino, ha prodotto da indipendente oltre 120 lavori tra documentari, serie TV e lungometraggi; tra questi ci sono Lo Stato contro Fritz Bauer [+leggi anche:
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Insieme al suo socio Volker Heise, che dal 2008 ha portato il suo impulso creativo alla compagnia, ha esplorato nuove direzioni nell'intrattenimento televisivo con serie come Black Forest House 1902, Adventure 1900 – Life in a Manor e Our 19-Fifties.

Kufus, inoltre, ha lanciato una sfida alla televisione pubblica, quando lui e Volker Heise hanno proposto il format di  24H Berlin, in cui i canali televisivi hanno abbandonato la struttura tradizionale per un documentario della durata di un intero giorno. Quest'opera multimediale, che documenta 24 ore di vita nella metropoli europea, è stato girata a Berlino nel corso di un giorno e di una notte, precisamente il 5 settembre 2008, ed è andata in onda esattamente un anno dopo per 24 ore e senza nessuna pausa. Il successo di questo esperimento ha spinto Kufus e Heise a realizzarne altri due: 24H Jerusalem, trasmesso il 12 aprile 2014, e 24H Bavaria in onda sulle TV tedesche nel 2016.

“Al momento, stiamo pensando a un quarto episodio intitolato 24H Europe – Next Generation, in cui il focus sarà sui giovani appartenenti alla cosiddetta Generation Y e seguirà 24 giovani europei tra i 15 e i 30 anni, analizzando la loro visione della futura Europa.”

Nonostante la zero one si fosse già imposta sullo scenario del cinema d'autore internazionale, il successo del format 24H come evento televisivo unico ha dato maggior lustro internazionale alla società berlinese.

“La mia ambizione è sempre quella di fare film che lascino il segno e raggiungano un pubblico in particolare”, ha dichiarato Kufus. “Beuys ne è proprio un esempio calzante: abbiamo passato molto tempo a lavorare su questo film ed è venuto esattamente come tutti lo volevamo, e nelle sale è andato molto bene”.

“Ho iniziato la mia carriera nell'industria cinematografica come regista, e questo mi porta, come produttore, ad avere sempre un ruolo attivo nella creazione dei contenuti dei film”, spiega. “In effetti, quello che più mi piace fare è mettermi seduto in sala di montaggio, insieme ad autori e registi, e decidere se tutto sta andando come deve andare o se è necessario apportare cambiamenti”.

Il passato da documentarista di Kufus, inoltre, ha influenzato anche le sue produzioni di finzione e i soggetti sono quasi sempre politicamente impegnati, come dimostrano le passate opere di Andres Veiel, If Not Us, Who? [+leggi anche:
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, o il summenzionato dramma di Lars Kraume.

La zero one affronta un'altra questione politica molto attuale anche nell'ultimo film di Emily Atef, Do Not Worry!, e in Wrong Elements [+leggi anche:
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di Jonathan Littell.

Intanto sono iniziate questo autunno le riprese del film sperimentale di Connie Walther, The Rude, in coproduzione con Cologne’s Hands on Production, sulla violenza e le sue contromisure, e incentrato sulle aggressioni di giovani criminali ai danni di luridi canili.

Come se Kufus non avesse già abbastanza da fare, tra la compagnia di produzione e i vari progetti a differenti stadi di  sviluppo e produzione, ha mostrato anche un profondo interesse nell'elaborazione delle politiche cinematografiche, sia a livello nazionale, per la Germania, sia a livello internazionale, promuovendo l'importanza dei documentari e degli accordi di coproduzione. Ha infatti vestito i panni del presidente della German Film Academy da novembre 2009 agli inizi del 2015, e non si pente di essersi assunto questo impegno extra. “Non vorrei mai diventare un funzionario”, ammette, “ma è stata un'esperienza importante e che mi ha insegnato molto. Tengo in grande considerazione l'Academy perché rappresenta moltissimi interessi, il che vuol dire che a volte può essere imprevedibile, ma allo stesso tempo è un'istituzione unica nel panorama cinematografico tedesco.”

E mentre la zero one film ha messo insieme una famiglia di filmmaker con cui lavorare regolarmente, la compagnia tiene gli occhi sempre aperti anche sulle nuove uscite cinematografiche di talenti emergenti, come The Prince and the Dybbuk [+leggi anche:
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, il documentario del duo polacco formato da Elwira Niewiera e Piotr Rosołowski, 24 Weeks [+leggi anche:
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della regista tedesca Anne Zohra Berrached o il documentario della filmmaker polacca Marta Minorowicz, Zud [+leggi anche:
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(Tradotto dall'inglese)

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