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LOCARNO 2017 Cineasti del presente

Ana Urushadze • Regista

“Una donna libera è considerate pericolosa e fa paura”

di 

- LOCARNO 2017: Abbiamo parlato con la regista georgiana Ana Urushadze, che partecipa col suo primo film Scary Mother alla sezione Cineasti del presente

Ana Urushadze • Regista
(© SFF / Obala Art Centar)

La talentuosa filmmaker georgiana Ana Urushadze partecipa col suo film d’esordio, Scary Mother [+leggi anche:
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intervista: Ana Urushadze
scheda film
]
, alla sezione Cineasti del presente della 70° edizione del Festival del Film Locarno. Abbiamo colto l’opportunità di parlare con lei di alcuni elementi che la ispirano, del ruolo delle donne nella società e dell’attuale cinema georgiano, sempre presente nei festival.

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Cineuropa: Lei tratta un soggetto difficile e delicato; qual è stata la sua fonte d’ispirazione?
Ana Urushadze: Potrà sembrare strano ma quando scrivo non mi pongo domande. Semplicemente seguo i miei pensieri e li scrivo sul foglio. È solo in un secondo momento, quando la storia ha preso forma, che capisco cosa mi ha ispirato e perché la storia ha preso quella direzione. In Scary Mother, la fonte d’ispirazione è stata probabilmente la mia famiglia, come il più delle volte. Mia madre aveva un rapporto saltuario con la scrittura e mia sorella sta lavorando al suo primo romanzo. Inoltre mia nonna voleva diventare una regista, anche se poi ha abbracciato un’altra professione. Per cui, il tema centrale della realizzazione personale era già intorno a me, mi toccava da vicino.

Suo padre, Zaza Urushadze, è un affermato regista e la figura del padre, nel film, è piuttosto forte. Potremmo dire che ci sono alcuni elementi autobiografici?
Come dicevo prima, c’è una certa ispirazione alla mia famiglia, ma niente a che vedere col personaggio del padre o con me personalmente. Non c’è proprio niente che abbia a che vedere con me, da questo punto di vista, proprio niente. A parte l’urgenza di seguire le proprie aspirazioni, che mi viene dalle donne della mia famiglia. Non mi rivedo affatto nella protagonista, ma capisco il perché di questa domanda, le storie ispirate alla realtà sembrano sempre più intriganti.

Cosa pensa dei cineasti che formano questa nuova generazione nel cinema georgiano?
Penso che questo gruppo funzioni, che sia attivo e che lo stiamo sviluppando. Ci sono di mezzo molte persone, anche molti miei amici. Ovviamente, conoscendoci tutti abbastanza bene, non riesco a essere obiettiva, ma credo che ci siano molti talenti nella mia generazione. Tutti lavorano costantemente a qualcosa ed è incoraggiante vedere tanto fermento. Ovviamente, collaboriamo anche con colleghi di altre generazioni; non ci sono limiti tra noi, da questo punto di vista. Facciamo tutti parte di uno stesso movimento.

La società georgiana è considerata conservatrice nei confronti delle donne, nonostante ci capiti spesso di vedere filmmaker donne o produttrici; pensa che sia tutta una contraddizione?
Non c’è alcuna contraddizione: queste restrizioni spingono le donne all’azione, per cui è del tutto naturale. Nella maggior parte dei casi, stiamo andando avanti, ma è un cammino molto lento. La percentuale di donne che subiscono restrizioni è piuttosto alta, soprattutto all’interno della famiglia. Se una donna è libera e fa quello che vuole fare, è considerata un pericolo e fa paura. La situazione sta migliorando, ma dovremmo muoverci più velocemente.

Quanto è stato difficile, per lei, fare il suo primo film in Georgia?
Se fai quello che ti piace, non dai troppo peso ai problemi che possono presentarsi. Non me ne ricordo nemmeno uno. Ma ce ne saranno stati sicuramente, visto che eravamo a corto di tempo e di soldi, due problemi abbastanza importanti; ma non mi concentravo su questo. Posso dire onestamente che l’anno scorso, per me, è stato stupendo e me ne sono goduta ogni minuto. Anche gli attori sono stati straordinari; Nato Murvanidze è unico. Sono stata molto fortunata a lavorare con loro e devo ringraziarli per avermi aiutato a realizzare questo film.

Ha progetti di film in vista o è ancora troppo presto?
Sto cercando di scrivere una nuova sceneggiatura, di cui riesco in qualche modo a “vedere” il personaggio principale e l’ambiente, ma ancora niente di sicuro. È come se qualcuno mi avesse instillato l’idea e ora sono in attesa; la storia è lì, ma io devo visitarla regolarmente per poterla sviluppare.

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(Tradotto dall'inglese)

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