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Roar Uthaug • Regista

"Non volevo privilegiare lo spettacolo a scapito dell’umano"

di 

- Cineuropa incontra il regista norvegese Roar Uthaug, il cui quarto lungometraggio, The Wave, proiettato a Toronto, è il candidato della Norvegia nella corsa agli Oscar

Roar Uthaug  • Regista

Piove su Oslo, quando Cineuropa incontra il regista norvegese Roar Uthaug, il cui quarto lungometraggio, The Wave [+leggi anche:
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, è il candidato della Norvegia nella corsa agli Oscar nella categoria film stranieri. La critica è favorevole e gli incassi nelle sale norvegesi sono impressionanti già dai primi giorni. Protagonista di questo primo film catastrofico scandinavo è un’onda anomala di 80 metri; la pellicola è stata recentemente proiettata in apertura del Festival di Haugesund e presentata al Festival di Toronto 2015.

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Cineuropa: Fantefilm Fiksjon produce il suo film.
Roar Uthaug: Sì, ed è stato Martin Sundland, produttore in questa società, a parlarmi un giorno di Åkerneset, una montagna a ovest della Norvegia, di cui un enorme masso instabile prima o poi si schianterà nel fiordo di Geiranger, provocando un maremoto. Questa minaccia esiste, come c’è realmente un centro di sorveglianza e allerta in questa regione nota ai turisti. Martin ha subito pensato di fare un film su questo potenziale pericolo. Ammetto di essere stato un po’ reticente: sapevo che con film come Kon-Tiki [+leggi anche:
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la Norvegia aveva sicuramente acquisito solide competenze in materia di VFX, cioè gli effetti visivi creati al computer, e questo mi tranquillizzava, ma come mantenere la suspense, la tensione drammatica, dopo aver mostrato lo tsunami? Fortunatamente la società di distribuzione Nordisk Film si è dimostrata subito favorevole e abbiamo potuto preparare il progetto.

Per un budget totale di…
50 milioni di corone, circa 5 milioni di euro, poco rispetto ad alcune megaproduzioni. Ho discusso molto con Martin, ho elaborato un intreccio, ma ho preferito lasciare la scrittura agli sceneggiatori John Kåre Raake e Harald Rosenløw Eeg. Volevo distaccarmi dalla storia per concentrarmi meglio sulla regia. Mi piace lavorare nel triangolo produttore-regista-sceneggiatori. Si abbozzano delle idee separatamente e insieme. Penso che questo scambio sia proficuo. La nostra narrazione è arricchita di immagini prese in prestito da documenti di archivio relativi alle catastrofi del 1934 a Tafjord e del 1936 a Loen.

Ha usato spesso il computer?
Per la musica: durante il montaggio ho abbozzato una traccia con Magnus Beite, che ha poi composto la musica sul suo computer prima di collaborare con l’ingegnere del suono Christian Schaanning; è seguita poi la registrazione in studio con l’orchestra sinfonica di Stavanger. Per le immagini, abbiamo utilizzato sia effetti visivi creati al computer, sia effetti speciali senza intervento digitale, a volte separati, a volte insieme, come nella scena in cui si vedono frontalmente due personaggi seduti in macchina: il VFX si ha con l’impatto delle trombe d’aria che abbiamo realmente abbattuto sugli attori, per essere più realistici. 

È la prima volta che lavora con questi attori, vero?
Sì, anche se conoscevo già la maggior parte del cast. Kristoffer Joner e Ane Dahl Torp, molto popolari in Norvegia, hanno spesso lavorato insieme e formano una coppia verosimile. Quindi li ho scelti molto velocemente: sono Kristian il geologo e sua moglie, costretti ad affrontare una vera corsa contro il tempo. Invece, è stato necessario fare molti provini per trovare Julia e Sondre, i figli della coppia. I colleghi di Kristian al centro di sorveglianza sono personaggi secondari, ma per me hanno una reale importanza. Sono persone ordinarie e umili e volevo mostrarle in tutta la loro semplicità. Aggiungo, inoltre, che la popolazione locale ci ha aiutato molto durante le riprese: per tre sere di seguito 85 comparse hanno corso instancabilmente su Ørneveien, una strada che percorre il fiordo di Geiranger prima di salire verso le cime. La loro partecipazione entusiasta mi ha davvero colpito.

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(Tradotto dal francese)

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