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Mihai Chirilov • Direttore artistico del TIFF

“Più attenzione all’industria del cinema”

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- Nel 2011, il Transilvania International Film Festival è stato accreditato alla FIAPF, entrando così nella top forty dei concorsi cinematografici internazionali

Il Transilvania International Film Festival (TIFF) è alla sua 10ma edizione e, quasi come se avesse ricevuto uno speciale regalo di compleanno, quest’anno è stato accreditato dalla FIAPF, diventando uno dei 40 festival internazionali più importanti. Il direttore artistico Mihai Chirilov, che fa parte del TIFF sin dalla prima edizione, ha parlato con Cineuropa durante lo svolgimento del festival.

Cineuropa: Quali sono le maggiori differenze tra la prima edizione e oggi?
Mihai Chirilov: Ovviamente il festival è cresciuto. Nel 2002 presentammo 45 film per un totale di 9.000 spettatori. Per questa decima edizione abbiamo dieci diverse sale e più di 200 film. Finora abbiamo venduto il 20% in più di biglietti per l’edizione di quest’anno rispetto a quella passata, in cui abbiamo venduto 60.000 biglietti. Anche la nostra reputazione è cresciuta, a livello nazionale e internazionale, cosa che era prevedibile ma che non davamo per scontato.

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Anche il pubblico è cambiato?
Il TIFF è nato per essere un festival per il pubblico, e lo è ancora, ma negli anni abbiamo sviluppato anche un lato rivolto all’industria del cinema e questo è il primo anno che viene pubblicata una guida sull’industria. Questa novità è legata alla nascita del Nuovo Cinema Rumeno, che ha suscitato un grande interesse a livello internazionale e ha spinto professionisti dell’industria a venire qui per vedere film locali. Al festival abbiamo film selezionati a Cannes, ma anche prime mondiali, proiezioni private e work-in-progress per i professionisti dell’industria.

È un caso che questa nouvelle vague sia nata in coincidenza con l’idea di creare un festival di cinema internazionale?
Abbiamo avuto l’idea di dar vita a un festival nel settembre del 2001, proprio quando il primo della serie di film che avrebbero costituito la nouvelle vague, Stuff and Dough di Cristi Puiu, aveva dato il primo bagliore di speranza con la sua selezione a Cannes. La nostra prima edizione, nel 2002, ha presentato questo film e anche Occident, il debutto di Cristian Mungiu. Il fatto di aver iniziato in contemporanea è stata una bella coincidenza. I momenti più alti del festival coincidono con le uscite locali più interessanti del 2010, ad esempio Aurora [+leggi anche:
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. Nessuno ha ottenuto la Palma d’Oro, ma è evidente che si tratta di una vera e propria nouvelle vague e non di casi isolati.

Come descriverebbe il suo approccio alla programmazione del festival?
Oltre a una sezione chiamata Romanian Days, che presenta film locali, abbiamo deciso da subito che volevamo una competizione internazionale che si concentrasse sulle opere prime e seconde. Sin dall’inizio abbiamo optato per la scelta meno facile, dato che questi film non attiravano molto pubblico nei cinema. Ma volevamo mostrare al pubblico qualcosa che non aveva mai visto prima e ci piaceva l’idea di essere un festival così giovane con un interesse per i giovani registi. Molte altre sezioni propongono film internazionali più importanti di registi conosciuti.

Che effetto fa essere accreditati dalla FIAPF (Federazione Internazionale delle Associazioni di Produttori)?
All’inizio non vi davo molta importanza perché è un riconoscimento tecnico e io mi occupo dell’aspetto artistico. Ma ora lo sfrutto come un argomento a favore del festival. Uno dei motivi per cui sono grato di aver ricevuto questo riconoscimento è che questo ci spinge a investire più denaro nell’aspetto tecnico del festival, nella qualità delle proiezioni. E dimostra al pubblico locale che possiamo competere anche a livello internazionale.

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