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Barbara Truyen • Commissioning Editor Documentari, VPRO TV, Hilversum, Paesi Bassi

Politica Editoriale e di Co-produzione

- Le possibilità di finanziamento per documentari in Olanda

Quante ore di documentario producete annualmente?
I miei spazi riguardano i documentari incentrati sui personaggi e sulle loro relazioni reciproche per un totale di 16 ore all’anno (12 nazionali/4 internazionali) sebbene la quantità media possa variare. La loro durata è di 55 minuti e qualche volta di 75' o 90'.

Come distribuite il vostro budget?
Il 75% va alle co-produzioni nazionali, il 25% a quelle internazionali.

Qual è la percentuale dei documentari europei trasmessi dal vostro canale che non sono Olandesi?
Al momento ho 47 documentari in diverse fasi di produzione, un terzo o due quarti sono co-produzioni internazionali, circa 10-12. Ci sono poi due progetti americani e il resto sono europei.

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Con quali paesi co-producete maggiormente?
Svezia, molto con la Gran Bretagna, ora in Germania, Russia, Belgio e Francia.

Quali sono le più importanti fonti di finanziamento per i documentari in Olanda?
Esistono due grandi tipologie di fondi istituiti dal governo, uno è il fondo CoBo, si tratta di un fondo di coproduzione i cui soldi derivano dai diritti di trasmissione via cavo pagati dagli operatori belgi e tedeschi per la ritrasmissione dei tre canali pubblici olandesi. Se facciamo coproduzione con un partner belga o tedesco possiamo “triplicare” qualsiasi cosa facciamo o se lo facciamo con un Fondo destinato a un film e con un distributore abbiamo la distribuzione garantita. Questi possono veramente incrementare di dieci volte il guadagno.
Esiste poi il fondo MEDIA, finanziato anche dal governo. Le emittenti possono utilizzarlo e poi si fa produzione insieme. Se ad esempio investo € 60.000,00, loro ne investono € 240.000,00 e i miei € 60.000,00 iniziali diventano € 300.000,00. Si tratta di un finanziamento molto importante per noi.


Non sembrate aver risentito degli effetti della crisi economica …..
Nell’ambito dell’emittenza pubblica siamo una sorta di porto sicuro, solamente se il finanziamento diminuirà allora per noi sarà difficile. Ritengo che ciò si verificherà ma non a causa della crisi del credito bensì semplicemente perché intendono spendere i loro soldi in programmi di cross-media e prendere denaro dal budget destinato alla TV.

Si parlava del fatto che la televisione è statica e della multipiattaforma per il futuro. Crede veramente che sarà così?
Ritengo che la multipiattaforma sia l’unica maniera per raggiungere il nostro pubblico dal momento che questo non sta più seduto di fronte alla televisione. Pertanto c’è bisogno di una molteplicità di strumenti per raggiungerlo. Se un progetto di cross-media ha veramente senso, allora va fatto, ma se il pubblico è composto solo da un gruppo specifico o se la comunità è troppo piccola, allora non ci sono gli estremi.

Non soltanto si deve ricercare il tipo di pubblico cui indirizzarsi ma ora anche la piattaforma di trasmissione che si intende utilizzare. Come nel caso dei film concepiti per l’iPod, ad esempio.
Ciò che facciamo con l’iPod è qualcosa chiamato mini-film, con il canale Submarinechannel, un’azienda di produzione di Amsterdam, dove realizziamo documentari per il Web e corti. E dal momento che devono essere visti sul telefono cellulare non possono essere sottotitolati perché non si può leggere sul telefono se non con la tecnologica del voice over. Questo implica un processo di editing molto rapido e un sacco di primi piani perché se si è lontani, il panorama non si incontra molto bene. Quindi abbiamo un modo molto particolare di fare documentari per i cellulari.

Che cosa cerca in un progetto?
Cerco esperienze universali che ispirino la esperienze contemporanee. ‘Universali’ perché devono veramente raggiungere il mio pubblico e capire com’è, fino al punto da identificarcisi. Può essere un film finlandese o russo, a condizione che si identifichi con il pubblico. ‘Contemporanei’perché mi piace essere ‘nel qui e ora’. C’è così tanta storia e tanta riflessione là fuori. E ‘esperienze’ perché credo che i miei film debbano essere vissuti piuttosto che visti. Ci si deve identificare con i personaggi. Ritengo essenziale guardare qualcosa che rallegri o che faccia pensare. Ciò significa anche che non faccio documentari politici o di attualità, ma più un qualcosa sulla condizione umana, su come viviamo le nostre vite, come ci rapportiamo ad esse e come ci trattiamo l’un l’altro. Si deve anche essere originali.

Documentary Campus, 23 & 24 Maggio 2009
Faster, Keener, Leaner, Meaner: Survival of the Fittest in Factual
Manchester, UK

Traduzione italiana: Viviana Picchiarelli

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