email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Jean-Paul Civeyrac • Regista

“Mi piacciono i film in cui l’eroismo viene messo in dubbio”

di 

- Jean-Paul Civeyrac ci parla del suo nuovo film, il superbo e romantico Mes Provinciales, molto apprezzato a Berlino e disponibile oggi nelle sale francesi

Jean-Paul Civeyrac • Regista
(© Carole Bethuel)

Abbiamo incontrato a Parigi Jean-Paul Civeyrac per parlare di Mes Provinciales [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Jean-Paul Civeyrac
scheda film
]
, un’opera romantica, ricca d’eleganza, scoperta al Panorama del festival di Berlino e distribuita nelle sale francesi il 18 aprile da ARP Sélection.

Cineuropa: I Am Twenty, un film del 1962 del russo Marlen Khoutsiev, le ha dato l’idea per Mes Provinciales ?
Jean-Paul Civeyrac: I Am Twenty mi è stato consigliato da una studentessa, sono andato a vederlo su YouTube e un mese dopo, ho iniziato a scrivere la sceneggiatura. Affinché il film venisse in questo modo, doveva essere dentro di me da tanto tempo, ma lo ignoravo. I Am Twenty racconta la storia di tre amici e ho pensato subito a questo film, poiché l’idea iniziale era quella di scrivere una storia sull’amicizia. In seguito si è trasformata in una storia su alcuni studenti di cinema, questo mi ha permesso di raccontare alcune cose sui miei studi e anche su cosa percepisco oggi dagli studenti di cinema che regolarmente incontro in quanto insegno da più di 20 anni.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Cosa può dirci sulla temporalità di questa storia che si svolge nell’arco di un anno?
Questo film è ambientato durante il primo anno di studi del protagonista e tratta del suo confronto con i propri ideali, con la realtà dei suoi film e con chi è veramente. Ciò che è cambiato dalla concezione alla realizzazione del film è il fatto che sembra essersi trasformato in una sorta di cronaca. Mi sono accorto durante le riprese e soprattutto durante la fase di montaggio che era più un romanzo, che c’erano più rapporti di causa-effetto, il che ha portato a un cambiamento di genere del film.

Il film è anche sul percorso di un provinciale che va alla scoperta di Parigi.
E’ come se ci fosse un centro in cui si arriva senza sapere se ne fai parte. E il cinema agisce anche così come centro della vita. Bisogna trovare un posto quando provieni dalla provincia. E’ un classico romanzo sull’apprendimento e su quello che ho vissuto, quindi è stato facile per me immaginarlo. Vengo da una famiglia di operai che non ha alcun rapporto con il cinema e sono arrivato a Parigi, che avevo visitato già due volte, dove conoscevo solamente una persona. Non si può immaginare lo shock, come erano cambiate le cose: le voci, la metro. La Fémis è stata per me un’armatura e ho constatato che molte persone provenivano dalla provincia. Ci siamo ritrovati ad essere cinefili, ma anche lì: eravamo da un’altra parte.

Mes Provincialessi focalizza anche sull’educazione sentimentale di un giovane uomo insicuro.
E’ una costante dei miei film: i personaggi hanno dei vuoti profondi. Mi piacciono quando esprimono passione ma con qualcosa che li rimette in gioco: sono insicuri. Il film è caratterizzato da opposti, da personaggi diversi ed è questo gioco di opposti che costruisce un universo pieno di sfumature in cui non ci sono eroi. Non posso realizzare film di success story perché non ci credo. Mi piacciono i film in cui l’eroismo viene messo in dubbio, con personaggi più ingrati, più difficili da amare e da aiutare, invece di guardarli dall’alto in basso. Nella vita, si incontrano molte persone di questo genere, anche noi siamo un po’ così, non bisogna essere sempre gentili.

Perché ha ambientato la vicenda in un’epoca contemporanea alla nostra ma realizzando un film in bianco e nero?
Se l’avessi ambientato negli anni ’80, sarebbe stato una sorta di ricostruzione storica e credo che ciò avrebbe reso il film ancora più particolare, un po’ nostalgico. Invece, l’idea di usare il bianco e nero è arrivata dopo. E’ stato il mio produttore a propormelo; ho un po’ esitato perché pensavo che un film sul cinema fatto in bianco e nero potesse essere considerato come un tributo alle origini del cinema, e non era quello che volevo veramente. Poi ho pensato che forse avrebbe potuto rafforzare l’aspetto romanzesco. Tutto ciò ha aggiunto eleganza e ha mescolato un po’ la temporalità dei nostri giorni in cui le falde del passato possono ritornare, dove il passato è ancora là. Inoltre, il bianco e nero, è sempre più bello e più ricco quando si ha poco denaro, ed era il caso di questo film.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy